L’importanza della formazione teologica
Nella chiesa dei primi secoli la teologia come “conoscenza di Dio” non era principalmente il frutto di un ragionamento discorsivo, piuttosto era il risultato di un progresso spirituale. Si riteneva che solo coloro i quali fossero giunti ad un certo grado di esperienza spirituale potessero veramente e legittimamente speculare sulla rivelazione divina. La teologia, quindi, si pone come un sistema di pensiero in cui la fede cerca di trovare una ragione e poi una spiegazione (fides quaerens intellectum); così essa diventa un discorso sulla rivelazione di Dio. Il teologo non potrà mai essere mosso da altro che dalla propria fede in Dio e nella Sua opera trasformando la sua vocazione allo studio e alla ricerca in un servizio per la comunità dei credenti (la Chiesa); perciò il suo lavoro non potrà essere il lavoro di un solitario. La Chiesa è il luogo della teologia e dentro la Chiesa il teologo ha la sua casa. Perciò la teologia non è solo esercizio intellettuale di un singolo e non serve solo a soddisfare le esigenze di ricerca di una sola persona; essa nasce come attività della comunità dei credenti.
Oggi, quando si parla di teologia, si è subito orientati a pensare ad un sistema di pensiero fatto di pensieri e concetti; questa percezione della teologia in quanto discorso è legittima. Tuttavia, ciò che non viene sottolineato è il punto di partenza del discorso, cioè il fondamento. Le prime generazioni di cristiani cominciarono ad assumere la responsabilità intellettuale per la loro fede partendo da un “evento” che era una “novità” sconvolgente: la resurrezione di Gesù Cristo. A partire da questa esperienza tentarono di elaborare un discorso che era finalizzato a “rispondere a chiunque domandasse ragione della speranza” (1 Pietro 3,15) che era in loro; una fede ed una speranza che non era legata solo agli eventi straordinari legati alla vicenda del Signore crocifisso e risorto, ma anche alla sua promessa di presenza continua che il battesimo e la cena stanno a ricordare a tutti i credenti. La formazione teologica, quindi, consiste nell’acquisizione di un sapere specifico e speciale: specifico perché fatto di contenuti propri relativi allo studio della Bibbia e all’applicazione di questo studio alla vita della chiesa, all’esercizio della fede e della spiritualità; speciale perché legato a proprie categorie, ad un proprio linguaggio la cui finalità è di rendere comprensibile la fede e le sue ragioni (1 Corinzi 2,6-7.12-13).
Gli obiettivi della formazione teologica possono essere così riassunti:
- Sviluppare e/o irrobustire la propria identità di credenti
- Capire meglio le radici della propria spiritualità
- Misurarsi con la pluralità del pensiero religioso
- Confrontarsi con il pensiero non credente
- Sviluppare una consapevolezza di servizio
- Orientarsi alla missione senza improvvisazione
- Acquisire una visione della vita in cui la dimensione spirituale venga valorizzata